Tivoli e Palestrina


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Tivoli e Palestrina



Tivoli e Palestrina

Tibur (Tivoli) e Praenestre (Palestrina)

Tivoli, nome antica Tibur, è posta su un'altura a dominio della valle dell'Aniene, conserva preziose testimonianze dell'epoca romana. Sull'acropoli vi sono i resti dei templi del II secondo a.C., uno detto rettangolare o della Sibilla tiburtina l'altro rotondo o di Vesta. Nei pressi di Tivoli c'è la stupenda Villa Adriana, l'anfiteatro, il santuario di Ercole ed il Tempio della Tosse.

Palestrina, nome antico Praeneste, sorge sulle pendici di origine calcareo del monte Ginestro, ai piedi dei Prenestini, di fronte alla vasta pianura laziale, all'imbocco della Valle del Sacco e del Liri. Dove oggi sorge Castel San Pietro Romano, vi si trovava l'acropoli del VII secolo a.C., con una possente cinta muraria che si sviluppa per 4,5 chilometri.

Le origini della città risalgolo a Céculo, un eroe o a Telegono, figlio di Ulisse o anche ad un nipote della maga Circe. Era una colonia di Alba Longa appartenente alla Lega Latina, che a lungo ebbe rapporti tesi con Roma, fino a quando, nel 338 a.C. venne ad essa sottomessa, ed al saccheggio di Silla. Agli inizi del VII secolo a.C. lo splendore di Palestrina fu massimo, come testimoniano le tombe principesche nella necropoli della Colombella, con i corredi di origine orientale, testimonianze senza precedenti della ricchezza di un popolo.

Dalla stessa necropoli provengono le ciste e gli specchi bronzei figurati del IV-III secolo a.C Ma la fama di Praeneste resta legata soprattutto al suo santuario della Fortuna Primigenia, connesso a un oracolo, di cui si hanno notizie di frequentazione almeno dall'inizio del III secolo a.c. fino al IV secolo d.C.

Alla fine del II secolo avanti Cristo, in piena età repubblicana, il santuario venne completamente ricostruito e le sue rovine sono riemerse in superficie dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Sono in questo modo ora completamente visibili e rendono l'idea della loro imponenza. Sono suddivise in un complesso inferiore ed il santuario superiore, oggi occupato dal Palazzo Barberini, ove sorge il Museo Archeologico Prenestino.



Non finiscono qui le bellezze di Palestrina. Lungo la via degli Arcioni vi sono i resti di un cisterna e di una fontana monumentale, con un terrazzamento. Sulla Piazza Regina Margherita, dove aveva sede il foro, sorge la cattedrale di Sant'Agapito, tempio dedicato a Giove Imperatore, come mostrano le tracce murarie di un tempio antico del IV secondo a.C..

Posteriormente trovava posto la Basilica, affiancata da due ninfei, l'antro delle Sorti e la Sala absidata, scavati nella roccia. Della basilica a quattro navate, nel cortile dell'ex seminario, ancor oggi troviamo parti del colonnato a due piani in pietra calcarea del muro di fondo e della facciata (vicino all'abside della cattedrale). Della Sala absidata si conservano i due piani della facciata, incorporata nell'edificio che prospetta sulla piazza; all'interno è stato rinvenuto lo stupendo mosaico del Nilo. Sul lato opposto troviamo l'antro delle Sorti: una grotta naturale sistemata con parti in mura tura e finte stalagmiti, con bellissimo pavimento musivo policromo di soggetto marino. Questa era la sede dell'oracolo.

Il santuario superiore, sviluppato su una serie di terrazze digradanti, raggiungeva l'attuale palazzo seicentesco dei baroni Barberini con un teatro che occupava l'esedra semicircolare frontale dell'edificio; il doppio portico che lo cingeva a monte e il tempietto circolare centrale (o edicola sommitale) che lo sovrastava sono in parte riconoscibili all'interno del museo. Una scalinata conduce all'ampio ripiano sottostante, la Terrazza della Cortina, sistemata a piazza rettangolare chiusa a monte da arconi e da un doppio porticato prolungato sui due lati corti, mentre a valle la vista spazia sulla pianura. Al centro di questo lato aperto una scalea scende alla stretta Terrazza dei Fornici su cui si allineavano diversi ambienti ricavati sotto la piazza.

Un'altra scalea mediana consente di accedere al ripiano sottostante, la Terrazza degli Emicicli, su cui si apriva un porticato sostenuto da colonne doriche con locali probabilmente adibiti a negozi e con due esedre simmetriche, davanti alle quali vi erano un pozzo sormontato da colonnine (ricomposto nel museo) e la statua della Fortuna. Questa doveva essere la parte più importante del santuario, raggiunta centralmente dal basso da due rampe laterali simmetriche coperte e alle estremità da altre due rampe scoperte, provenienti dal ripiano inferiore, sostenuto da un colossale muraglione.

Nel Museo Archeologico Nazionale Prenestino è esposto un plastico ricostruttivo del santuario, utile per comprenderne la complessa struttura architettonica, e i materiali provenienti dagli scavi, compresa la statua della Fortuna e il mosaico del Nilo, oltre a iscrizioni, rilievi e altre statue. Vi sono anche i corredi tombali del VII secolo a.c. con le ciste e gli specchi di produzione locale.