Manifestazione nazionale del 4 aprile a Roma


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Manifestazione nazionale del 4 aprile a Roma organizzata dalla CGIL




Manifestazione partito comunista di sinistra

La CGIL scende in Piazza nella Capitale il 4 aprile 2009 per rivendicare i diritti dei lavoratori.

La CGIL ha indetto per sabato 4 aprile una grande manifestazione nazionale a Roma per far conoscere le proprie proposte contro la crisi, contro l’accordo separato sulle regole della contrattazione e per affermare che diritti disuguali = Meno diritti per tutti.

Perché vogliamo: la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, per combattere il lavoro nero e per considerare l’immigrazione una risorsa per lo sviluppo; la riforma della cittadinanza, per ribadire la necessità di una vera estensione della cittadinanza, a partire per i nati in Italia, per una società interetnica;

il diritto di voto amministrativo, per superare le discriminazioni, per una società più democratica;

la sospensione degli effetti della Bossi-Fini in caso di perdita di lavoro per crisi aziendali: i lavoratori immigrati (più di 2.300.000) vivono ed operano nel rispetto delle nostre leggi, producendo il 10% del prodotto interno lordo, pagano le tasse (più di 11 miliardi di fisco e di contributi nel 2007) costruendo il loro futuro in questo paese;

non è accettabile che, perdendo il lavoro, perdano anche il permesso di soggiorno, diventando irregolari a rischio di espulsione e ricattabili da chiunque;

il ricongiungimento familiare, per rompere le condizioni di solitudine e di precarietà delle famiglie immigrate, perché rappresenta il migliore investimento sul futuro di una immigrazione legale;

una vera politica d’asilo, che rispetti la Costituzione e gli impegni internazionali sottoscritti; un modello contrattuale, che garantisca pari dignità dei lavoratori nelle imprese.

Perché non vogliamo: l’accordo separato sulle regole per la contrattazione, che riduce i salari, le tutele sociali, i diritti e il lavoro. Non garantisce la contrattazione di secondo livello nelle piccole aziende dove lavorano molti immigrati;

il permesso di soggiorno a punti, che introduce un sistema confuso di meriti di “integrazione” pena la revoca del permesso di soggiorno;

il pagamento di 200 € per rinnovare il permesso di soggiorno: una pratica dovuta per diritto/dovere che già costa 75 €, con tempi lunghi per la consegna di permessi molte volte già scaduti il reato di clandestinità: conseguenza inevitabile quando non esiste ingresso per la ricerca di lavoro e stante l’evidente fallimento del decreto flussi;

l’abolizione del divieto di segnalazione da parte del personale medico dei pazienti senza permesso di soggiorno, per affermare il diritto alle cure per tutti come previsto dalla Costituzione e dalle norme internazionali e per tutelare la salute della collettività; le ronde nei quartieri, per non dividere i cittadini, per non creare paure infondate, per non sostituire il ruolo dello Stato.

Per partecipare rivolgiti alla CGIL della tua città