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Città di Ravenna



Ravenna

Comune di Ravenna, cultura e monumenti

Città dell'Emilia-Romagna, capoluogo di provincia, con 75.153 abitanti, situata a 4 m di altezza a breve distanza dall'Adriatico al quale è congiunta dal canale Corsini. Centro commerciale di prodotti agricoli, ha avuto una grande evoluzione industriale con la scoperta e l'entrata in produzione (1952) di giacimenti di metano ubicati poco a nord, tra i maggiori d'Italia. Notevoli le raffinerie, che oggi lavorano in gran parte greggio proveniente dal Medio Oriente, con collegate industrie di concimi chimici, gomma sintetica; inoltre cementifici, industrie elettriche, ecc. Il territorio comunale ampio 663 kmq, conta 131.928 abitanti (115.525 nel 1991).

Storia. Fondata, secondo antiche tradizioni, dai Tessali nel secolo VIII a. c., fu abitata dagli Umbri che si stabilirono sulle isole che formavano come un cordone litoraneo fra una vasta laguna e il mare aperto. Dopo un breve periodo di occupazione da parte degli Etruschi, che le diedero il nome attuale, vi si insediarono le popolazioni della bassa pianura padana sospinte dall' arrivo dei Galli. La posizione geografica fece di Ravenna un importante centro di traffici marittimi (soprattutto dopo la decadenza di Spina e di Adria) e nello stesso tempo il luogo ideale per impiantarvi una piazzaforte, come ben vide Augusto quando costruì il porto militare di Classe come base per la squadra navale dell'Adriatico (classis Ravennas).

Nel Basso Impero, allorché anche l'Italia venne inquadrata negli schemi dell' amministrazione provinciale, la città divenne capitale della provincia di Aemilia. Alla storia di Ravenna sono legate le ultime vicende dell'Impero romano di Occidente, di cui la città divenne capitale, per la sua ottima posizione geografica al tempo dell'invasione di Alarico (402). Crollato l'Impero (476), passò dal dominio di Odoacre a quello di Teodorico e infine, conclusasi la guerra greco-gotica, a quello bizantino, diventando sede della prefettura d'Italia e godendo di un lungo periodo di pace (540-568).

Avvenuta l'invasione dei Longobardi (568), Ravenna concentrò nelle sue mura la resistenza bizantina, che ostacolò agli invasori la marcia verso il sud e impedì l'unione dei ducati di Spoleto e di Benevento al resto del regno longobardo. Tale resistenza, capeggiata in un primo tempo dal prefetto, fu poi guidata da un generale con poteri straordinari, che non cessando mai la necessità di difesa nei confronti dei Longobardi, rimase permanentemente in carica: da ciò l'istituzione dello Esarcato.

Le truppe bizantine erano insufficienti a ricacciare i Longobardi, questi d'altra parte non riuscirono mai a occupare stabilmente la provincia di Ravenna: perciò, dopo più di venti anni di guerra, interrotti dalla tregua del 598-601, la situazione si cristallizzò e l'Italia rimase divisa tra Longobardi e Bizantini.

Monumenti, musei, biblioteche. Dei monumenti romani non resta nulla, eccetto le poche tracce (basi delle torri e alcuni elementi architettonici della porta aurea eretta nel 43 d. C. e andata distrutta nel 1582. Forse appartenenti al Capitolium alcuni rilievi architettonici di età ellenistica. Si conservano anche molte epigrafi pagane e cristiane e un rilievo con personaggi della famiglia Giulio-Claudia.

Presenta una pianta poligonale dove sono rintracciabili l'antico perimetro quadrangolare e l'impianto urbanistico del municipio romano, l'ampliamento del secolo V a Nord, e la addizione barbarica e bizantina, di cui si conservano tratti di mura a Est. Il complesso dei suoi monumenti dei secc. V e VI, il più significativo dell'alto Medioevo, oltre a testimoniare lo splendore, la perizia e la ricchezza artistica della cultura bizantina, rende Ravenna unica nel mondo. Fra questi: la basilica Ursiana, al cui rifacimento settecentesco sono scampati solo pochi frammenti plastici e musivi; la chiesa di San Giovanni Evangelista, a pianta basilicale, ormai quasi totalmente perduta; il sacello di San Lorenzo, più noto come mausoleo di Galla Placidia, a croce latina, con paramento murario in laterizio ornato di lesene e archetti ciechi; e l'interno decorato di pregevoli mosaici locali in cui influssi tardo-antichi si fondono a stilemi bizantini; il battistero Neoniano (451-60 c.), ottagonale, dall'interno prezioso decorato da nicchie, stucchi e mosaici; la cappella dell'Arcivescovado, con pregevoli mosaici della fine del secolo V.

Sotto Teodorico l'impulso edilizio e decorativo ebbe un nuovo incremento: gli ariani contrapposero i loro monumenti a quelli cristiani (il battistero degli ariani, con preziosi e leggeri mosaici, la Cattedrale di San Teodoro) ed innalzarono grandiosi monumenti civili e religiosi, come la basilica di San Apollinare Nuovo decorata con preziosi mosaici su due fasce, il palazzo di Teodorico del quale restano poche tracce, il mausoleo di Teodorico, dalla pesante monumentalità d'accento romano, decagonale allo esterno, a croce greca all'interno, a grandi conci calcarei e cupola monolitica.

Il secolo VI conclude la maggiore fioritura dell' arte ravennate, che si esprime nel capolavoro costituito dalla basilica di San Vitale, a pianta ottagonale, con nartece absidato e vestiboli triangolari, con l'interno ritmato da un doppio loggiato e sormontato da cupola, e i bellissimi mosaici di stile bizantino raffiguranti il corteo di Teodora e Giustiniano. La basilica di San Apollinare in Classe chiude il periodo aureo dell' architettura ravennate fiancheggiata da torri e interno basilicale con mosaici coevi.

Nei secc. IX e X si erigono numerosi e caratteristici campanili cilindrici, il cosiddetto palazzo di Teodorico e altri monumenti. Una ripresa edilizia si avverte in periodo romanico e gotico: con Santa Maria in Porto Fuori (secolo XI), Santa Chiara (secolo XIII). Dal secolo XVI in poi si rinnovano o ampliano gli antichi edifici: il palazzo comunale, la loggia del Giardini San Spirito, Sant'Agata, San Domenico, rinnovata in moduli settecenteschi, come pure i palazzi Rasponi e Testi, la ricostruzione del duomo e la tomba di Dante.

Fra le realizzazioni architettoniche più recenti, notevoli sono i complessi industriali di Marina di e la centrale elettrica, opera di I. Gardella.

Musei. Il museo nazionale è ricco di marmi romani e bizantini, avori, ceramiche, monete. nella pinacoteca dell'accademia di Belle Arti si conserva, oltre al monumento funebre di Guidarello Guidarelli, un gruppo di opere di pittori Tomagnoli. Museo arcivescovile, con gruppo di opere in marmo e mosaici e cattedra di Massimiano.

Biblioteche. La biblioteca Classense, gloria dei monaci camaldolesi subito dopo il sacco francese del 1512 e arricchita dall' abate Pietro Canneti, fu eretta (1803) in istituto comunale si arricchì via via di doni, legati, eoc. Oggi 26 locali ospitano oltre 120.000 vol. a carattere storico, archeologico, letterario, filosofico. I codici sono 749 (Aristofane, Bibbia latina, ecc.); numerosissimi i msSan e le lettere. Altre pregevoli bìblioteche sono Quella dell'Accademia di belle arti e Quella dell' Archivio arcivescovile ricca di oltre 11.000 pergamene.

Provincia di Ravenna. Ampia 1859 mq (la minore dell'Emilia)., conta 35.876 abitanti nel 2001; densità 189 abitanti/kmq. Suddivisa in 18 comuni, si estende dai piedi dell' Appennino all'Adriatico. Attività agricole e industrie alimentari collegate: zuccherifici, mulini, conservifici; modeste industrie di ceramiche e mobili.