Compresa nella regione VIII
sotto l'imperatore Augusto, la Romagna entrò a far parte del distretto Aemilia
et Liguria con Diocleziano.
Occupata da Odoacro e dai Goti,
successivamente fu possesso dei Bizantini
e dei Longobardi, ai quali ultimi dovette
il nome di Romania.
Nel 1278
Rodolfo d'Asburgo riconobbe le pretese
papali sulla regione e ciò provocò
un'ulteriore ingerenza della S. Sede
nella vita delle varie città comunali
che si ribellarono ai legati pontifici.
Anche con la instaurazione delle Signorie,
spesso turbate da crisi dinastiche, la
regione ebbe vita agitata, oggetto
continuo delle mire di Milano,
Firenze e Venezia.
Nuovamente la S. Sede prese in mano la
situazione, con lo insediamento di
Riario, nipote di Sisto IV, a Imola e Forli (1473-80) e con la
creazione di uno Stato nella regione per
opera di Cesare Borgia, figlio di
Alessandro VI. Ma soltanto Giulio II
riuscì, sia pur per breve tempo, a
sottomettere la Romagna; mai
cessarono le lotte interne fra le
fazioni nobiliari e quelle popolari.
nel 1796 la S. Sede perdette
definitivamente la regione; unita alla Cispadana e poi alla Cisalpina, occupata
dagli Austriaci (1799-1800), la Romagna divenne poi parte della Rep.
Cisalpina e del Regno Italico.
Alla caduta di Napoleone subentrò
nuovamente un governo pontificio il quale
la divise nelle tre legazioni di Romagna, Bologna e Ferrara. Ma
l'irrequietezza propria della popolazione
e il malgoverno pontificio portarono a
una nuova insurrezione nel 1831 e alla
conseguente costituzione delle Province
italiane.
Queste ebbero vita brevissima a causa del
ritorno degli Austriaci l'anno seguente;
alla loro partenza nel 1838 si ebbero
nuove agitazioni e moti insurrezionali
(1843 e 1845). Dopo aver aderito alla Repubblica
Romana nel 1840, tornati nello stesso
anno gli Austriaci, la Romagna ne fu dominata per 10 anni. Alla
sconfitta dell'Austria, la regione fu
retta da governi provvisori, ebbe come
capi dei commissari regi (M. d'Azeglio,
L. Cipriani e L. C. Farini), finché, nel
marzo 1860, si votò l'annessione al Regno
d'Italia.
Nel 1900 l' Emilia
Romagna ha avuto tre momenti di
grande importanza storica: nell'immediato
primo dopoguerra la regione fu teatro
della lotta operaia contro le squadre
fasciste (assassinio di don Giovanni
Minzoni nel 1923, ecc.). Gli stessi
protagonisti del ventennio fascista
provenivano quasi tutti da questa regione
(B. Mussolini, I. Balbo, D. Grandi,
ecc.).
Durante la Seconda Guerra Mondiale,
dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e
la conseguente spartizione della penisola
tra il Regno d'Italia e la Repubblica
di Salò, l'Emilia Romagna,
attraversata dalla linea gotica,
fu teatro delle lotte tra partigiani e
nazifascisti. Infatti, l'Appennino
toscoemiliano nascondeva le
formazioni più attive della Resistenza.
nell'ultimo dopoguerra, l'Emilia Romagna
divenne ben presto la prima «regione
rossa» d'Italia. Dal 1948 al 1975
la maggioranza delle amministrazioni
comunali e provinciali è stata ottenuta
dai partiti comunista e socialista.
Addirittura le elezioni regionali e
amministrative del 1975 hanno visto
aumentare al di là del previsto i
suffragi per questi partiti che,
sull'esempio dell'Emilia Romagna, hanno
potuto conquistare altre amministrazioni
regionali (Umbria, Lazio, Liguria,
Marche), provinciali e comunali.