(fino al 1927 Monteleone di
Calabria). Cittadina della Calabria,
capoluogo dell'omonima provincia, con
18.005 abitanti, situata a 476 m di altezza nell'altopiano
del Poro. Mercato agricolo (grano,
olio, vino, frutta, prodotti caseari,
bestiame bovino e ovino). Nella frazione
di Vibo Marina, grande
cementificio. Il territorio comunale,
ampio 47,4 kmq, conta 31.133 abitanti(25.451
nel 1991).
Storia. L'antica Ipponio (lat. Vibo Valentia) fu città
greca fondata alla fine del sec. VII a.
C. da coloni di Locri Epizefiri.
Della storia delle sue origini si conosce
pochissimo; cominciò a essere fiorente
quando ebbe la protezione dei tiranni di Siracusa.
Fu sempre in aspra contesa con Locri,
che in un primo tempo riuscì a vincere,
ma quando questa si alleò con Dionisio,
Vibo Valentia fu distrutta Est il suo
territorio entrò in possesso dei
Locresi.
Ricostruita 10 anni più tardi, cadde in
potere dei Bruzi (358 c.), sotto cui
rimase, salvo brevi periodi, fino alla
conquista romana. Divenne infatti colonia
latina nel 236 o nel 192 a. C, e,
dopo la guerra sociale, municipio
iscritto alla tribù Emilia. Fortificata
dai Bizantini. fu poi quasi completamente
distrutta dai Saraceni (sec. X). Ruggero
d'Altavilla vi costrui un castello (1056)
e Federico II la fece riedificare poco
distante dalle sue rovine.
Nel 1420 fu infeudata ai Caracciolo, dai
quali passò poi ai Brancaccio. Durante
la rivoluzione del 1799 Vibo Valentia giocò un ruolo notevolè.
Urbanistica Est Monumenti. La
cittadina conserva ancora parte della cinta
muraria (secc. V-VI a. C.) e ruderi
di quattro templi ed è dominata
dal castello costruito da Ruggero il
Normanno e Federico II e fortificato
da Carlo II d'Angiò.
Sul luogo di una basilica bizantina del sec. IX sorge l'od. collegiata (secc. XVII-XVIII) che conserva opere di
notevole interesse. Altre pregevoli opere
d'arte si trovano nelle chiese di Santa Maria degli Angeli, dello Spirito
Santo, dei Cappuccini, di
San Michele, di San Raffaele.