Tutte le informazioni sul Rifugio 7° Alpini a Pis Pilon
Il Rifugio, situato a quota mt.1502, al centro di un anfiteatro di pareti e cime di primaria bellezza, è il principale punto di appoggio per ogni attività escursionistica e alpinistica sui versanti meridionali della Schiara. Vi transita l’ultima tappa dell’Alta via delle Dolomiti n°1 e la München—Venedig.
Il fascino delle Dolomiti. Un trekking vero, tra spettacolari montagne, attraversando il parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Panorami e natura incontaminata sono i punti di forza di questo trek dedicato ai veri amanti della montagna.
Possibilità di escursioni, vie ferrate e arrampicate in sicurezza con Guida Alpina.
Come arrivare al Rifugio 7° Alpini a Pis Pilon
Per chi arriva a Belluno da Feltre, alla prima rotatoria dopo l’ospedale si gira a sinistra in direzione Agordo, e dopo circa 500 mt. a destra per Bolzano Bellunese.
Per chi proviene da Cortina o dall’uscita dell’autostrada,in direzione di Belluno, passato il Ponte degli Alpini si gira subito a destra in direzione Agordo, dopo circa 500 mt. a destra per Bolzano Bellunese.
Si sale per circa 8 km e tenendosi sempre a destra si prosegue per Gioz e da lì per Case Bortot fino a raggiungere il parcheggio all’inizio del sentiero n° 501 2,00/3,00 ore. Per i gruppi, con pullman sino a 50 posti, è possibile salire al Col de Roanza (parcheggio in prossimità del rifugio/bar), quindi a piedi , per strada forestale , fino a congiungersi al sentiero 501 in località ponte Mariano 2.30/3.15 ore. Da questo itinerario è possibile usufruire del trasporto zaini con teleferica.
Si può salire il sentiero anche nelle ore calde della giornata, infatti il percorso si sviluppa quasi interamente all’interno della valle dell’Ardo , tra boschi di latifoglie e attraversamenti del torrente, con punti di sosta rinfrescanti.
Itinerari e sentieri nei pressi del Rifugio 7° Alpini a Pis Pilon
• Altavia 1 Lago di Braies — Belluno
E’ possibile aggirare la parete sud , e quindi non fare la ferrata, seguento il sentiero 514, 527 e poi il 505 che dal rifugio Pian de Fontana arriva qui attraverso una tappa di 7/8 ore ma in ambiente selvaggio e suggestivo ancora incontaminato, dislivello in salita 1500 mt.
Per chi desidera arrivare al Rifugio per il percorso principale, il più spettacolare, scendendo la ferrata del Màrmol e in massima sicurezza , c’è la possibilità di essere accompagnati (minimo 4 persone), da una Guida Alpina, comprensivo del noleggio dell’attrezzatura da ferrata.
Relazione: Via ferrata di grande bellezza, lungo il percorso dell'Alta Via n° 1 delle Dolomiti. Si sviluppa nell'idillio dei continui e suggestivi scorci verso la parete meridionale della Schiara. Notevole è l'esposizione di alcuni passaggi, dove gli appicchi del Torrione Cico sembrano voler accentuare la sensazione di vuoto. Piacevolmente fluido è invece il resto del percorso, sempre assicurato da solidi infissi. Fu realizzata nel 1965 dal Cai di Belluno,sotto la guida di Arturo Valt, con il preciso scopo di evitare la risalita del Canàl del Màrmol. Nel 1983 venne modificato un breve tratto della parte bassa, per motivi di sicurezza. Dal Rifugio 7°Alpini (1502 mt. ) si imbocca il sentiero con segnavia n° 503/514, presto si attraversa il greto del torrente e si risale per un ottima traccia in bella pala erbosa sulla sinistra. Si oltrepassano i due caratteristici faggi isolati quasi sotto il portale di roccia scura, denominato Porton ( della via ferrata è a destra dì quest'ultimo. Per rocce gradinate ci si alza fino ad un canalino, che si risale. Giunti alla base di una grande gola con acqua sul fondo, si segue una cengia a sinistra, che si perde sotto un salto verticale. Si vince quest'ultimo grazie a due aeree scalette, quindi si prsegue per ripidi canalini fino alla zona di mughi sopra il Porton, ormai in prossimità del bivio con la Via Ferrata Zacchi. Lasciando quest'ultima si prosegue in quota a destra (segn. n° 514), raggiungendo in breve il fondo di una gola. La si attraversa e si continua per l'aerea cengia, dalla parte opposta dove le rocce si fanno più appoggiate, sì rimonta il soprastante pendio di ghiaia e di sporadiche zolle erbose. Raggiunta la base delle pareti incombentisi risale una scaletta, accesso ideale ad una splendida e vertiginosa cengia, bene attrezzata, che permette di arrivare sul fondo di un grande canalone. Quest'ultimo delimita ad oriente la vasta parete della Schiara mentre sulla sua destra sale una lunga rampa, obliqua ad est, di rocce appoggiate. Si risale la suddetta rampa con un percorso articolato ma ben segnalato, in un susseguirsi di bassi salti e di brevi cengette infine si guadagna una forcelletta (poco prima di raggiungerla esiste una piccola sorgente segnalata). Da questa a sinistra ci si innalza lungo camini quasi verticali, che conducono ad una specie di ripiano ormai in vista del Bivacco Bocco. Lo si raggiunge agevolmente, con una diagonale verso est, prima su bianche lastre di roccia ed infine per un facile sentiero (2266 m). Qui termina la via ferrata.
Relazione: dal Rifugio 7° Alpini (1502 mt.) si imbocca il sentiero n° 503/514, si sale fino ad arrivare al grande portale chiamato “Portòn”.L’inizio della ferrata si trova alla destra di quest’ultimo. Ci si alza su rocce gradinate, entrando in un canalino che si risale fino al termine. Raggiunta la base di una grande gola con acqua sul fondo, s’assecondauna bella cengia a sinistra e si arriva sotto un salto verticale. Lo si supera grazie a due aeree scalette, quindi si prosegue per ripidi canalini fino ad una zona di mughi sopra il Portòn, ormai in prossimità del bivio conla via ferrata Màrmol. Si volge a sinistra ( segn. 503) , rimontando un ripido costone intervallato da brevi salti fin sotto una parete impercorribile. Si sale pochi metri, finché una piacevole cengetta, riconduce sul versante meridionale , proprio alla base di un camino verticale. Lo si supera e s’accede ad un agevole spallone in parte erboso. Sarà comodo ed immediato risalirlo. L’ultimo tratto, più verticale, si supera con una scaletta, così da raggiungere un panoramico costone ghiaioso da cui si scorge l’ormai lontano rifugio. Lo si risale interamente, agevolati da numerosi cavi non del tutto necessari, fino ad una forcelletta. Si prosegue per brevi camini, accedendo all’inizio di una lunga e caratteristica rampa obliqua ad est, denominata “diagonale Zacchi”. Essa ci riporta al centro della grande parete, dove un’esile cengetta a destra conduce al passaggio “delle Clàmere” (passaggio dell’Angelo), esposto ma ben attrezzato, e attualmente spostato un po’ più in basso rispetto a quello originario. Si procede quindi, verticalmente, lungo un aereo e spettacolare spigolo, delimitato a sinistra da un ripido canalone (varie scalette e cavi). Non appena svanisce il vuoto, la traccia di un sentiero ci riporta gradualmente ad ovest tra pittoresche zolle erbose, fino all’altezza della cengia Zacchi, splendida e da capogiro. La si percorre agevolmente ed in entusiasmante esposizione (cavi e corrimano metallico). Si prosegue per banche ghiaiose più facili, accostandosi ad una effimera sorgente ed oltrepassando il bivio che ci invita alla vetta. Pochi metri ancora, doppiato uno spigo letto, ci si ritrova ad un passo dal Bivacco Della Bernardina (2320 mt.), dove la via ferrata si conclude.
Relazione: Dal rifugio si imbocca il sentiero con segnavia n°504/502 che attraversa quasi subito il torrente risalendo un gradino di roccia. Si prosegue fino a trovare la deviazione a sinistra risalendo una rada pala di mughi si continua a risalire il sentiero che attraversa un altro torrentello e si prosegue fino alla base della parete da dove iniziano i cavi della ferrata. Si risalgono brevi e continui salti di roccia fin sotto una parete verticale dove si attraversa , a sinistra, per una agevole cengia. Alcuni facili canalini , rasentano belle e caratteristiche finestre di roccia, da cui si scorge il rifugio, poi per alcuni salti verticali fino a raggiungere il bivacco Sperti (1,30 ore). Si prosegue lungo la linea della ripida cresta a nord del bivacco fino alla base dello spigolo sud-ovest della Pala Belluna. Si scende leggermente sul fondo della gola che divide le due Pale del Balcon (Canalone Zanetti) , si continua per una splendida cengia verso ovest, che raggiunge il canale che scende dal profondo intaglio della Forcella Viel. Lo si risale tenendosi prevalentemente sulla parete di destra fin poco sotto la forcella stessa. Qui si preferisce il ramo secondario di destra e, grazie ad alcune ripide scalette, si arriva alla poco marcata sella ghiaiosa della Forcella Sperti (2250 m 2.00/2.30 ore). Straordinaria ed improvvisa è la visione sulla cima del Burèl e nell'omonimo Vano Si punta ora verso nord, a raggiungere un'alta forcelletta, delimitata da un curioso torrione. Si attraversa il versante settentrionale della Seconda Pala del Balcon, oltrepassando un canalino terroso (neve fino a tarda stagione) e poi salendo gradualmente fino ad una piccola forcella secondaria che delimita ad est la Seconda Pala. In questo tratto appaiono suggestive visioni verso i selvaggi gruppi della Talvéna e delle Pale Magre. Si scende un caminetto rivolto a meridione attraversando in quota fino al valico ghiaioso che segna lo sbocco superiore del succitato Canalone Zanetti. Si sfila verso est sugli ampi terrazzamenti a nord della Prima Pala. Giunti allo sbocco di un camino verticale, lo si discende fino all' intaglio tra la Prima Pala ed il Nason, poi rimontando le rocce di quest'ultimo, che si aggirerà per un' aerea cengia a sud. Ancora un risalto è sufficiente a guadagnare in breve l'ardita Gusèla del Vescovà. Anticipandola di pochi metri si scende a nord per alcuni ripidi gradoni non attrezzati, fino ai ghiaioni percorsi dal sentiero n° 503 che cala al Rifugio Bianchét. Raggiunta la Forcella della Gusèla (2300 m), si recuperano agevoli lastre di roccia, attraversando poi a destra fino all'ormai prossimo Bivacco Dalla Bernardina (2320 m).
• Ferrata Antonio Berti Dislivello: 250 mt. dal Bivacco della Bernardina Tempo: 0,45 ore Difficoltà:EEA
Relazione: Il punto di partenza è il Bivacco Dalla Bernardina (2320 mt.). Dal bivacco si attraversa pochi metri verso est fino ad un bivio. Seguendo le indicazioni per la cima della Schiara, si ascende per una grande banca obliqua sotto grandi volte rocciose. Si rimonta una scaletta, cui segue un cavo che invita a proseguire a sinistra. Ci si cala di un passo, giungendo sotto una scaletta strapiombante. Bella veduta a nord sul Van de la S'ciara. Sopra la scaletta si insiste per un ripido camino che conduce ad un intaglio. Si procede in quota all'interno di un canale, per poi uscirne dal lato opposto. In leggera discesa si doppia una crestina, così da cominciare a salire direttamente un pendio roccioso ed erboso, ripido ma sempre agevole. Si continua lungo un panoramico bene attrezzato filo di cresta cui segue un' ascesa a sinistra su un facile ghiaione.Raggiunto il poderoso costone che spinge gli sguardi verso le zone più ombrose del gruppo, lo si percorre con un'esaltante progressione che svanisce solo presso la croce di vetta (2565 m).
Via ferrata breve e non eccessivamente impegnativa ma di grande interesse ambientale e panoramico, con un notevole sviluppo in cresta di carattere escursionistico. Fu realizzata nei primi anni '80, con il preciso scopo di collegare il massiccio del Pelf a quello della Schiara. E cosi è stato. Attualmente, infatti, ogni via ferrata del gruppo della Schiara è concatenabile con quella del Pelf, offrendo traversate grandiose e variegate, uniche in ambito dolomitico. Il punto di appoggio più vicino alla via ferrata è il Bivacco Bocco (2266 mt.). Dal bivacco si sale un breve salto di roccia, quindi si piega verso ovest per aggirare una profonda spaccatura. Si sale ancora pochi metri e poi si ritorna ad oriente fino ad un bivio con tabella. Si prosegue in quota (segn. n° 514) per un breve tratto, calandosi poi gradualmente fino a portarsi sulla verticale della Forcella del Màrmol. Alcuni cavi fissi aiutano a scendere un gradino roccioso, segue un breve traverso a destra (sud) ed un altro a sinistra (nord) che conduce all'austero valico, inciso tra il Pelf e la Schiara (2262 m). Qui sopraggiunge anche il sentiero dall’Alta Via n°1. Dalla forcella si scende pochi metri a nord, si attraversa verso le rocce del Pelf, puntando leggermente a sinistra per raggiungere l'inizio del primo cavo. Si sale verticalmente, poi si attraversa a sinistra. Vertiginosa è la veduta sulla gola nord del Màrmol e verso le praterie di Nerville. Si risale ora uno spigolo che sovrasta la Forcella del Màrmol, finché il cavo non invita a tagliare ad est. Qui termina il tratto più impegnativo del percorso. Si rimontano ancora le ripide rocce scure, ora più facili, giungendo alle zone prative sottostanti la Spalla Nord-Ovest del Pelf o Pilastro di Gianmil. Dalla forcelletta che ci divide dal resto della cresta, si attacca il seguente, ripido sbalzo roccioso, con una salita obliqua a sinistra (cavo di sicurezza), giungendo in vista del meraviglioso Circo del Fontanòn e della profonda Val del Grìsol. Le segnalazioni portano, ora, ad uno stretto intaglio di cresta, dove i cavi obbligano ad un inutile aggiramento verso ovest, per poi ritornare subito sul filo della cresta stessa. Non rimane che seguire fedelmente quest'ultima perdendo dislivello per due volte, prima di raggiungere la cima principale con la croce di legno e il libro di vetta (2506 mt.).
Servizi e prezzi del Rifugio 7° Alpini a Pis Pilon
- Per informazioni e prenotazioni: info@rifugiosettimoalpini.it