Storia della Calabria


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Preistoria e Storia della Calabria



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Storia e origini della Calabria

La regione fu occupata sin dal tempo della civiltà paleolitica europea: se ne hanno testimonianze alla grotta di Scalea presso Praia a Mare, dove è stata rinvenuta industria litica musteriana, ossia del Paleolitico medio, associata a fauna di clima freddo. Per le civiltà agricole, la documentazione è assai scarsa per ciò che si riferisce ai primi millenni, cioè all' epoca compresa presumibilmente tra il 5000 e il 4000 a. C. Dal III millennio a. C. la Calabria conobbe le culture del rame (cuprolitico), il cui aspetto è finora discretamente noto nella zona dell' Alto Cosentino, e del bronzo noto dovunque, anche se in misura ancora ridotta. E' ben testimoniata dalle necropoli del Cosentino la fase di passaggio dal bronzo al ferro (secc. XI-VIII a. C., Torre del Mordillo, lanchina, ecc.). Quest'ultime te stimonianze inseriscono la penisola calabrese nel generale processo di indoeuropeizzazione graduale, che l'Italia subì dal séc. XIX a. C. circa.

in età storica si comprese sotto il nome di Calabria la penisola Salentina a Sud dell' Apulia, a partire dalla linea che unisce il golfo di Taranto e l'Adriatico (Messapia); l'attuale fu, invece, centro vitale della Magna Grecia, comprendendo la Lucania e il Bruttium.

Sulle coste di queste sorsero fiorenti colonie greche come Metaponto, Siri, Eraclea, Sibari, Turi, Crotone, Locri, Reggio, Velia, Paestum; nell'interno, montuoso,e agricolo, rimasero le antiche popolazioni. Le città greche lottarono a lungo una contro l'altra con un rapido alternarsi di predomini, mentre la pressione delle tribù lucane e bruzie verso la costa si faceva sempre più intensa. Alla fine del sec. V a. C. molte città si strinsero in lega per fronteggiare gli Italici; all'inizio del sec. IV a. C. Dionisio di Siracusa intervenne in Magna Grecia distruggendo Reggio (387 a. C.), ma facendosi difensore della civiltà greca. La difesa contro le stirpi italiche fu assunta da Taranto, che chiese aiuti prima a Sparta e poi ad Alessandro d'Epiro: le genti calabre resistettero e, dopo la morte in battaglia di Alessandro d'Epiro (c. 330 a. C.), si opposero con successo anche all' esercito di Agatocle di Siracusa.

Il sec. III a. C. segnò il culmine della potenza delle genti calabre, allorché i Calabri costituirono una federazione indipendente. Venuti a contatto con i Romani, Lucani e Bruzi furono una prima volta sconfitti durante la guerra di Pirro; dopo aver parteggiato per Annibale, furono sottomessi definitivamente e nei loro territori furono inviate colonie di cittadini romani (inizi sec. Il a. C.). Con la riforma di Diocleziano, la regione fu provincia autonoma governata da un corrector residente a Reggio.

Attraversava la Calabria, da Capua a Reggio, la Via Popilia, costruita nel 159 a. C. Caduta in un profondo disordine al tramonto dell'Impero, se ne hanno scarse notizie per il periodo anteriore al sec. VII. L'invesione longobarda spezzò l'unità politica territoriale della Calabria. Niceforo Foca, intorno al 900, ricostitui la dominazione bizantina e pose la regione sotto la dipendenza di uno stratega. Notevole impulso ebbe dall' occupazione bizantina il monachesimo basiciano, mentre il duro fiscalismo bizantino inaridì le forze locali. I Normanni si sostituirono ai Bizantini, nei secc. XI-XII la unirono alla Sicilia e le diedero un lungo periodo di vita ordinata.

Fu riorganizzata Est rilatinizzata la gerarchia ecclesiastica. Per la Calabria ebbero particolari cure gli Svevi, di cui i Calabresi furono fe deli sudditi. Sostennero Manfredi contro gli autonomisti di Alessandro IV. Nella guerrà del Vespro parteggiarono per i Siciliani. A partire dal sec. XV si ebbe un periodo di decadenza economica Est politica, di invasioni esterne e di lotte intestine. Mentre la regione era soffocata dal gravoso fiscalismo degli Angioini prima, degli Aragonesi poi, le popolazioni contadine non erano in alcun modo difese dalla feroce oppressione dei grandi feudatari; la sola Cosenza nel sec. XIV conservò una fiorente vita cittadina.

nel 1458-59 scoppiò una violenta rivolta contadina capeggiata dal fetidatario A. Centelles; nel 1600 il Campanella tentò di organizzare un movimento insurrezionale; nel 1647-48 infine vi furono le ripercussioni della rivoluzione di Masaniello. In Calabria non mancò tuttavia una ricca vita culturale illustrata dall' attività dell' Accademia Cosentina e da figure quali il Telesio e il Campanella. Nel 1799 mosse dalla la spedizione del cardinale Ruffo, che doveva portare in giugno alla caduta della Repubblica Partenopea. Entrata a far parte del regno murattiano, fino al 1810 fu sede di parecchi moti di resistenza. Tornati i Barboni nel 1815, nel settembre Gioacchino Murat sbarcò a Pizzo nel tentativo di riconquistare il regno, ma fu arrestato e fucilato.

Il 16 giugno 1844 i fratelli Bandiera sbarcarono alla foce del Neto per provocare un' insurrezione antiborbonica, ma furono fermati presso San Giovanni in Fiore e condannati poi a morte. Né sorte migliore ebbe la spedizione sbarcata a Sapri nel giugno 1857 e guidata dal Pisacane. Nell'agosto 1860 la venne liberata da G. Garibaldi e il 29 agosto 1862 vide lo scontro di Aspromonte tra G. Garibaldi e l'esercito regio.

nel 1861 entrò a far parte del Regno d'Italia. Il 29 dicembre 1908 fu colpita da un altro violentissimo terremoto che distrusse quasi totalmente la città di Reggio. Nel settembre 1943 vi sbarcarono le truppe angloamericane.