Regione
dell'Italia centrale a statuto speciale,
ampia 24.090 kmq e con 1.473.800 abitanti
(densità 61 ab./kmq), suddivisa in 8
province (Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio
Campidano, Carbonia-Iglesias) e 356
comuni; capoluogo Cagliari (661.274 abitanti). Consta del l'isola omonima
(23.833 kmq), la seconda nel
Mediterraneo, del quale si trova nel
centro del bacino occidentale, e di alcuni
gruppi insulari minori. Dista 180 km
dalla penisola italiana (monte
Argentario), 250 km dalla costa
tunisina, circa 360 km dalla costa
francese e dalle isole Baleari
(Spagna).
Geologicamente abbonda di terreni
antichi, e il suo rilievo è parte
integrante del cosiddetto Massiccio
Sardo-Corso, in gran parte formato
da scistie di graniti arcaici. Il
Paleozoico è sviluppato particolarmente
nel settore sudoccidentale, nell'Iglesiente:
i terreni sedimentari (arenarie, cakari
dolomitici) sono frequentemente
traversati da filoni granitici, con
notevoli mineralizzazioni. A Sudest dell'Iglesiente si trova il Sulcis, formato da
scisti del Siluriano e da calcari
eocenici con depositi di lignite (carbone
Sulcis). Tale zona è separata dal
rimanente dell'isola dalla depressione
del Campidano, allungato da Cagliari a Oristano per circa 100 km; è una
pianura alluvionale recente, la maggiore
dell'isola (c. 2350 kmq).
Ad est è limitata dai rilievi del Sarrabus e del Gerrei, entrambi intorno
ai 1000 m di alt. Più a Nord le regioni
elevate del Sarcidano e della Barbagia fanno da passaggio al massiccio del
Gennargentu, il più elevato
dell'isola (Punta La Marmora, m
1834). A Ovest di questo il gruppo vulcanico
estinto del monte Ferru supera i
1000 m di altezza. Da qui, in direzione nord est,
si innalzano le catene del Marghine, del Goceano e i monte di Alà. La
parte più settentrionale dell'isola è
dominata dal massiccio dei monte
Limbara (m 1362).
Del vulcanismo, particolarmente
attivo nel Miocene, restano
caratteristiche tracce nei rilievi
tabulari, denominati localmente gere
(famose quelle di Gesturi, di Senti,
ecc.).
Le temperature medie annue sono di
circa 16° C sulle coste, e nell'interno;
l'escursione è di circa 15°C; sulle coste
si varia, tra estate e inverno, tra 10 e
25° C circa, nell'interno tra 4 e 19° C. La piovosità è di circa 550 mm annui (ma
raggiunge i 1400 mm sul Gennargentu e sulla Limbara), con massimi
autunnali e primaverili. Le piogge,
concentrate in brevi periodi, e la
scarsezza di terreni permeabili fanno si
che tutti i corsi d'acqua abbiano
regimi fortemente irregolari. I
maggiori sono il Flumendosa,
che discende dal Gennargentu, il Tirso, che ha le sorgenti sull' altopiano
di Buddusò, e il Coghinas,
che nasce nel gruppo della Limbara.
Tutti e tre sono stati regolarizzati con
sbarramenti (il primo costruito sul Tirso nel 1923), che hanno dato origine a
grandi laghi (bacino del Flumendosa, laghi del Coghinas e Omodeo),
ampiamente utilizzati per produzione di
energia idroelettrica e a scopo irriguo. I laghi naturali sono solo degli stagni
costieri (di Cagliari, di Cabras,
di Santa Giusta, di Tortolì, ecc.), in
parte destinati ad allevamento di pesce o
a saline.
Le coste sviluppano quasi 1400 km; sono
articolate e non mancano di buoni
porti. Tuttavia la popolazione sarda,
da ormai lunghissimo tempo, ha vissuto in
forte isolamento, evitando i litorali.
Solo in data recente è cominciato un
flusso verso il mare, incrementato
soprattutto dallo sviluppo dell'industria
turistica.
L'abbondanza di terreni molto antichi fa
della Sardegna la maggior
regione mineraria italiana, dopo la Toscana.
Tra i combustibili fossili il più
lmportante è la lignite del Sulcis;
per lo sfruttamento di questo giacimento
fu fondata, nel 1936, la città di Carbonia,
che con i suoi 31.000 abitanti, è oggi il
maggior centro minerario italiano. Nell'Iglesiente vengono estratti minerali di zinco (calamina,
blenda), di piombo (galena,
cerussite); di antimonio (antimonite,
realgar), in quantità tali da
costituire un monopolio in Italia: 99%
per l'antimonio, 80% per il piombo, 70%
per lo zinco. Il ferro è diffuso in
giacimenti di piccola entità; da poco è
entrato in funzione quello di San
Leone, presso Cagliari. Tra
i minerali non metallici, si segnalano la
baritina e' il caolino.
Notevole la produzione delle saline,
che dà circa il 40% del totale del sale
alimentare e altri sali (cloruro di
magnesio, bromuri, ioduri). Una gran
parte del terreno agrario (c. 40%), è
occupata da pascoli permanenti e incolti
produttivi ove il foraggio è
poverissimo, tale da non consentire
praticamente un allevamento bovino, ma
solo ovino e caprino. La pastorizia aumenta comunque un'industria casearia che è tra le maggiori fonti di reddito
per la popolazione (noti formaggi sono il pecorino e il fiore sardo).
L'agricoltura fornisce il 2,7% della
produzione nazionale, avendo a
disposizione l'8% del terreno. Questo
dipende anche dalla scarsa estensione
delle pianure: oltre al Campidano,
hanno una superficie apprezzabile sulle
pianure del basso Tirso, del
basso Flumendosa e del Sulcis.
Il 32% circa del terreno è dedicato alle
colture erbacee, il 4,5% a quelle
legnose. Tra le prime prevale la
cerealicoltura, soprattutto la coltura
del frumento, che occupa la maggior parte
del Campidano. Il progredire
dell'irrigazione permette, nelle pianure, colture nuove; tra queste iniziano
quelle di piante industriali, come il
tabacco, diffuso in prevalenza nel Sassarese,
e la barbabietola da zucchero, nel Campidano.
Da segnalare che le bonifiche iniziarono
sotto i re savoiardi. In questo secolo si
sono avuti progressi decisivi, divenuti
più rapidi negli ultimi tempi. Gli orti
hanno una certa estensione solo attorno
alle Città, il carciofo è il solo
prodotto che venga ,esportato. Tra le
colture legnose, l'olivo è in stasi,
come i frutteti, tra i quali solo gli agrumeti e i mandorleti hanno una certa
importanza; molto diffusa invece la
vite, generalmente specializzata, sia
in pianura che in collina; un certo
numero di vini ha discreta rinomanza: nasco,
monica, cannonau e, soprattutto, vernaccia (zona di Oristano).
I boschi occupano il 13,3% del terreno;
bastano al fabbisogno lòcale i
castagneti del Gennargentu,
alimentano una discreta esportazione i
sughereti della Gallura. La
pesca è praticata più sul litorale
occid.entale che su quello orientale; maggiori
centri sono Alghero, Carloforte e Cagliari; da segnalare la
presenza di alcune tonnare.
La maggiore industria è quella
estrattiva mineraria; ma sono sorti anche
stabilimenti di raffinazione, p. es., per
la metallurgia del piombo a Monteponi e San Gavino, ottenendo anche
argento. L'industria estrattiva, con il
suo fabbisogno di energia, è un altro
fattore che spinge a una completa
utilizzazione delle risorse idriche.
Anche la zona del Sulcis con la
sua lignite fornisce energia con la centrale di Porto Vesme.
A Macomer si hanno industrie
tessili, casearie e birrifici. A Oristano è sorto uno zuccherificio, che ha
assunto importanza nazionale. Il legname
dei boschi è utilizzato dalle cartiere
di Arbatax, mentre a Tempio
Pausania si lavorano i 3/4 del sughero nazionale. A Sassari si
hanno concerie di pelli.
In forte progresso l'industria
turistica, che si avvale anche di
investimenti internazionali, anche se è
per ora rivolta a un pubblico troppo
ristretto. La rete delle comunicazioni
stradali e ferroviarie è in aumento; la
situazione è già buona nella
parte meridionale e nel Sassarese,
carente invece nella zona centrale. Con
la penisola si hanno frequenti
comunicazioni: i porti cui fanno capo
le linee di navigazione sono
principalmente Cagliari, Olbia,
Porto Torres; esiste anche un
traghetto adibito al trasporto di
automobili (Golfo Aranci).
Anche con la Corsica i collegamenti sono frequenti. Gli aeroporti di Cagliari, Alghero e Olbia sono uniti da linee
regolari con Roma. Il territorio
è suddiviso tra le provincia di Cagliari,
Sassari, Nuoro e Oristano.
La Sardegna è una regione autonoma che elegge il proprio Consiglio; questo a
sua volta elegge la Giunta, costituita da
un presidente e assessori. Sede del
Consiglio nel capoluogo.